LA PICCOLA SCULTURA COME CODICE POETICO
a cura di Virginia Baradel
La mostra presenta alcune tra le più significative invenzioni plastiche dell’artista in versione ridotta, tale da proporsi non come una riduzione dimensionale, ma come una matrice, un codice di riferimento. Le due principali forme impiegate sono il riquadro e l’ovale, a volte combinati nella stessa opera. Il primo tipo è sottolineato da una cornice di filo di ferro o di colore oppure tracciata da un segno a rilievo. Al suo interno superfici di varie materie come terracotta e smalto, vengono incise con dei fori che richiamano l’eco remota del lavoro agricolo della seminagione, impressa nella memoria dell’artista. La forma ovale, che si richiama alla forma dello scudo, acquista forza espressiva dal colore e dal trattamento accidentato della superficie. Negli scudi di grandi dimensioni lo scultore traccia segni, solchi, graffiti, colorazioni, cenni figurativi: in altre parole evoca tracciati narrativi, echi di gesta e figure emblematiche come Sant’Agostino nella straordinaria installazione al Castello Visconteo di Pavia, oppure la matrona paleoveneta Ostalia Galliena nei giardini dell’Arena romana, davanti alla Cappella degli Scrovegni a Padova. Le piccole sculture non possiedono echi narrativi ma il pregio di una sintesi di poetica formale incalzata soprattutto dal colore. Come scrive la curatrice Virginia Baradel: “Nelle piccole sculture modellate con terracotta, carta, ferro, smalto, bitume, tessuto la poetica e il lessico di Ievolella si fanno più espliciti, paradigmatici e allo stesso tempo più preziosi. Si tesaurizzano nella piccola misura compendiaria.
Si caricano di valori formali ed espressivi che rimangono al loro interno, non si espandono nello spazio come accade nelle grandi sculture nelle quali il coinvolgimento spaziale diventa fattore a suo modo attivo della composizione e della lettura dell’opera. Certo al monumento spetta la dominante espressiva, il motore che attiva i significati ma l’uno non può prescindere dall’altro, il monumento dallo spazio urbano.
Nella piccola scultura invece la grammatica del modellare si concentra nello spazio della sua forma, coincide con l’oggetto e offre alla contemplazione soggettiva quel che toglie al dialogo con lo spazio.”