Artisti Correlati:
OPERE
Nel 1809 J. W. Goethe pubblica le Affinità Elettive, un romanzo il cui titolo deriva dall’affinità chimica, proprietà degli elementi chimici che descrive la tendenza di alcuni di essi a legarsi con determinate sostanze a scapito di altre. Ed è proprio di affinità elettive, o meglio, Tonalità Elettive, che parlano gli ultimi lavori dell’artista tedesca Nataly Maier.
Se osservando una singola opera si ha l’impressione che essa risulti compiuta e chiusa in se stessa, finita e statica, a sé stante, messa in relazione con altre muta completamente. I colori si ricombinano infinite volte nell’occhio dello spettatore, creando altrettante illusioni. Le sfumature di colore assumono nuove sfaccettature. L’effetto è quello di un enorme cubo di Rubik che non mira ad essere ricomposto con ordine, bensì ad essere esplorato nelle sue molteplici combinazioni.
Il risultato finale comunque è di armonia e delicatezza, grazia e impalpabilità, senza però rinunciare ad una notevole forza espressiva e rigore, dato quest’ultimo dall’attento studio delle proporzioni tra forma e colore. Per dare la stessa importanza ai quattro colori di questa serie, infatti, l’artista ha operato diversi tentativi, fino a giungere al risultato ottimale, riducendo la misura dei colori chiari – che generalmente creano un effetto di espansione visiva nell’osservatore.
La Maier ha da sempre affrontato il percorso artistico come un vero e proprio viaggio: sia fisico dalla Germania all’Italia che concettuale attraverso i diversi linguaggi della ricerca. L’artista ha infatti esplorato i media e i materiali più disparati. Dalla fotografia alla pittura; dalla tela, all’alluminio. Ma non solo: le attuali ricerche l’hanno spinta a ripensare anche la superficie espositiva, con l’approdo al ferro. Nel nuovo ciclo dei Cromatismi Fluttuanti, infatti, le sue tele non sono pensate per essere semplicemente ‘appese’, bensì per creare multiple combinazioni, preordinate dall’artista, su di una struttura che le accolga, come un piedistallo. Ecco, quindi, che siamo di fronte ad un’opera nell’opera, o meglio ad una meta-opera che fa delle possibilità combinatorie la sua cifra stilistica.
Ciò che sicuramente emerge da entrambe le serie sono una certa vivacità, grazie agli accostamenti cromatici talvolta delicati e poetici ma talvolta più incisivi; movimento, dato dalla convivenza di linee orizzontali e verticali che si intersecano; e, infine, la sensazione di un perenne divenire, di un costante movimento dei colori dentro e fuori dai confini della tela.